Cefalù è situata sulla costa siciliana settentrionale, ai piedi di un promontorio roccioso. Nel IV a.C. gli antichi Greci fondarono nel luogo dove sorge l’attuale centro storico, la polis di Kephaloidion. Nel 254 a. C. la città fu conquistata dai Romani che la chiamarono Cephaloedium.
Sotto il dominio bizantino l’abitato si trasferì dalla pianura sulla rocca. La vecchia città non venne tuttavia del tutto abbandonata, come prova il rinvenimento di un edificio di culto cristiano, con pavimento in mosaico policromo del VI sec. Nel 858 la città fu conquistata dagli Arabi.
Nel 1063 fu conquistata dai Normanni. Nel 1131 Ruggero fece costruire una cattedrale con carattere di fortezza. Lì vennero presto realizzati, da maestri bizantini, i mosaici nell’abside. La figura dominante è la bellissima immagine del Cristo Pantocratore. Oggi Cefalù è una località balneare, meta di turisti per le sue splendide spiagge e preziosi monumenti.
Fu costruita per volere di Ruggero II, primo Re di Sicilia, nel 1131. Dopo la sua morte (1154) i lavori di costruzione vennero interrotti e ripresero solo sotto Federico II (1215). Nei secoli XVII-XVIII l’interno della cattedrale fu ricostruito in stile barocco, ma i lavori di restauro nel sec. XX portarono alla loro quasi completa rimozione.
L’edificio, in posizione rialzata rispetto alla piazza, è preceduto da un sagrato al quale si accede attraverso una scalinata. La facciata è inquadrata da due possenti torri (1240) ed è decorata nella parte superiore da ogive incrociate di sapore arabo, e in basso da un portico a tre arcate (XV sec.). L’interno è “a croce latina“, diviso in tre navate. L’elemento più significativo della cattedrale consiste nei mosaici, realizzati da maestri bizantini (nel 1148).
Tra i mosaici spicca, nel catino absidale, l’immagine del Cristo Pantocratore. Tra le opere di maggiore pregio qui custodite ricordiamo il fonte battesimale, ricavato da un blocco di pietra lumachella, una Madonna di Domenico Gagini (XVI sec.) e un Crocifisso ligneo intagliato (1468).
In stile tardo rinascimentale è sicuramente uno dei monumenti di Cefalù che destano maggiore curiosità. Al di sotto del promontorio roccioso, che fa da cornice a Cefalù, scorre il fiume “Cefalino” che dopo un percorso sotterraneo sfocia nel mare. È in questo punto che sorge l’antico lavatoio. In epoca arabo-normanna era il luogo in cui si faceva il bucato.
Nel 1514 fu demolito e ricostruito in posizione più arretrata rispetto alle mura cittadine e il fiume che scorreva a cielo aperto venne coperto con degli archi interni nel 1655. Infine, nel 1890 assunse l’attuale sistemazione. Nel 1991 sono stati ultimati i lavori di restauro.
Il lavatoio si presenta con una scalinata in pietra lumachella che conduce ad una pavimentazione levigata dal tempo e ad una serie di vasche che si colmano con le acque che scorrono da ventidue bocche di ghisa (di cui quindici teste leonine) disposte lungo le pareti sovrastate da basse volte. Attraverso un piccolo antro, l’acqua raggiunge il mare.
Secondo la tradizione sarebbe stato costruito per ordine di Ruggero II per farne la sua dimora. Nel XIV secolo il palazzo fu di proprietà della famiglia Ventimiglia e venne completamente ricostruito secondo il gusto dell’epoca. Successivamente fu ceduto ai frati domenicani e in seguito fu suddiviso in appartamenti e botteghe. Sono forse di epoca normanna, fino ad una certa altezza, le mura della torre quadrangolare.
Sia sui prospetti esterni che all’interno si conservano bifore e trifore e tracce di una decorazione lapidea bicromatica ( di pietra arenaria e basalto) che risalgono probabilmente alla prima fase del palazzo. In seguito ad alcuni scavi effettuati all’interno della costruzione, sono venuti alla luce resti di edifici d’epoca ellenistica, monete di bronzo del sec. IV a.C. e alcune ceramiche.
Conosciuta dai Fenici come promontorio Ercole, la Rocca di Cefalù è una spettacolare rupe calcarea con un’altitudine di 270m. Un mito greco racconta il triste amore del bellissimo pastorello Dafni, l’Orfeo siciliano.
Accecato da un’ infuriata Giunone per averne tradito la figlia Echenaide, venne trasformato da un pietoso dio Mercurio nell’imponente rocca che domina Cefalù e dalla cui forma la città prese il nome.
Gli antichi abitanti scorsero in essa infatti le sembianze di una testa gigantesca, e capo è appunto il significato della radice Kef da cui il nome della città deriva.
In cima alla Rocca si trovano i resti del Castello di Cefalù che risale al XIII- XIV secolo e fu costruito a pianta rettangolare di 35 m. x 20 m. In base ai resti gli archeologi hanno ipotizzato che originariamente esso fosse costituito da due torri e dodici camere. Il castello domina i dintorni di Cefalù a dimostrazione dell’importanza strategica che ha ricoperto in passato.
Vicino alle rovine della fortezza, in cima alla rocca di Cefalù, vi sono i resti del cosiddetto Tempio di Diana, un edificio megalitico risalente al IX secolo a.C. Pare che in origine avesse una funzione sacra collegata al culto locale dell’acqua, infatti all’interno del tempio vi è una cisterna, anch’essa risalente al IX secolo a.C. Vista la posizione strategica, l’edificio probabilmente ha avuto un ruolo difensivo.
La più notevole testimonianza dell’antica Kephaloidon (Cefalù) è costituita dalle mura di fortificazione, cosiddette “megalitiche”, costruite con la tecnica della pietra a secco con enormi blocchi di tre metri di spessore.
Le mura, ancora oggi molto ben conservate, in particolare sul lato nord, racchiudevano tutta la città conferendole l’aspetto di una fortezza inespugnabile.
Almeno fino al ‘600, lungo le mura si aprivano quattro porte: due verso sud, “Porta terra” in piazza Garibaldi, e “Porta Ossuna” in Piazza Cristoforo Colombo; una sul mare verso ovest, “Porta marina o pescara”, l’unica rimasta intatta, e l’altra verso est “Porta giudecca”, presso la chiesa di S.Antonio.
La meravigliosa Porta Marina di Cefalù con il suo arco gotico è l‘unica porta rimasta delle quattro che una volta garantivano l’accesso alla città. La porta si affaccia sul colorato quartiere dei pescatori, dove sono state girate le scene del famoso film “Cinema Paradiso”.
Fu fondato dal mecenate e collezionista Enrico Piraino, barone di Mandralisca nel 1809. Si trova nella stessa casa dove un tempo abitava il Barone. Enrico Piraino era un uomo erudito ed illuminato. Nel corso della sua vita ha collezionato dipinti, monete, opere d’arte, reperti archeologici e documenti.
I pezzi esposti sono di varia natura e comprendono una Pinacoteca, una collezione di molluschi, una sezione numismatica e una archeologica. L’esposizione comprende anche gli arredi e una biblioteca. Nella sezione archeologica del museo sono esposte ceramiche, statue e mosaici, la maggior parte dei quali realizzati nella zona di Cefalù.
Nel dipartimento numismatico hanno particolare interesse monete antiche risalenti fino sec. V a. C. Nella pinacoteca sono esposti dipinti di artisti siciliani dei sec. XV-XVIII. Il gioiello di questa collezione è sicuramente il “Ritratto d’ignoto marinaio“, opera del grande pittore italiano Antonello da Messina (1465-1472).
La lunga storia del teatro inizia nel 1814, quando un gruppo di notabili cefaludesi, decidono di richiedere all’autorità comunale la concessione di un’area per l’edificazione di quella che sarà la sua prima elevazione, ottenendo, nel 1816, un terreno appena fuori le mura ovest della Città. Passa appena un biennio e il teatro, a forma di Ferro di Cavallo, tipica tipologia del teatro all’Italiana viene completato a cura dell’architetto Antonio Caruso.
La seconda guerra mondiale lo vede quartier generale delle truppe tedesche, luogo dove risiedono la maggior parte delle funzioni di comando. Nell’immediato dopoguerra inizia la sua ristrutturazione per le nuove esigenze della cinematografia moderna.
Nel 1982 si decise di intitolarlo al Maestro violinista cefaludese Salvatore Cicero, prematuramente scomparso, quale omaggio al suo valore artistico, primo violino di alcune delle orchestre sinfoniche più importanti degli anni sessanta nonché eccellente compositore.
A distanza di sei anni, con il regista Giuseppe Tornatore, il teatro diviene set cinematografico e gira il mondo con il film “Nuovo Cinema Paradiso”, premiato con il premio Oscar nel 1989.
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